Risale a un paio di anni fa, quasi per caso, l’incontro e l’inizio di una sincera amicizia con Pilar, una simpatica signora quasi settantenne, originaria di Castilla- La Mancha, tra Madrid e Valencia.
Ho avuto l’occasione di perfezionare il mio spagnolo, iniziando un periodo di lezioni (rivelatesi uilissime) con lei, madrelingua il cui accento e dialetto castigliano si distinguono ancora nitidamente, anche se trasferita da quarant’anni in provincia di Vicenza per seguire il marito.
Il calore e la bontà dei suoi modi di fare, il desiderio di essere utile e amorevole in maniera incondizionata, come fosse una nonna acquisita (non avendo nipoti realmente) si dimostravano anche nella sua cucina. Per questo non mi stupì il suo invito, come una sorta di “inaugurazione” delle mie lezioni di spagnolo, ad una cena in perfetto stile castigliano, cucinata da lei per me e la mia famiglia.
Nonostante la cucina (e la lingua) spagnola sia la mia preferita e maggiormente esplorata, mai avevo assaggiato piatti preparati con tanta cura.
L’antipasto a base di cozze, polipo e tortillas appena fatte con patate e cipolla anticipavano una paella valenciana (e anche la mia scoperta dell’esistenza della enorme “paelliera”) cucinata a regola d’arte, con l’aggiunta del brodo nel quale il polipo era stato bollito e un pizzico di paprika. Non meno succulento un assaggio, più modesto nelle dosi, del famoso gazpacho.
Il tutto, accompagnato da un’ottima sangria e culminato nel flan di mele alla maniera spagnola, come dessert, si è rivelato uno scorcio di Spagna, piacevolmente respirabile nella casa di Pilar, nel suo calore, nella sua cucina e nel dono, non comune ai più, di trasmettere un’energia e una solarità che si rivelano tratti inscindibili dell’eredità del suo paese e della sua cultura.
Insomma, una serata di fine estate che ha portato un po’ di Spagna anche in un paesino in provincia di Vicenza. Unico mancante all’appuntamento: il Queso Manchego (tipico formaggio della Mancha). Sarà per la prossima cena.
Foto da Flick’r di db0yd13