Il Veneto gioca la carta delle colline. Se n’è parlato lunedì a SoaveVersus in un convegno organizzato dal Consorzio Tutela vini di Soave sulle opportunità offerte dal turismo per aprire nuovi mercati per il vino.
Produttori e operatori turistici a Soave e dintorni si sono trovati in sintonia con i progetti della regione, illustrati dall’assessore al turismo del Veneto Marino Finozzi. Ha promesso risorse (che non guastano mai) ma soprattutto una strategia (cosa altrettanto importante) per proporre finalmente in chiave turistica quel terzo veneto, che non sono le spiagge, né le dolomiti, il lago di Garda o le città d’arte. Perché va bene che anche nel 2012 il Veneto sarà la prima destinazione turistica d’Italia con un’ulteriore crescita dei visitatori esteri (+19,6% i Russi, +14% i Cinesi, +12% i Giapponesi), ma spazi per crescere turisticamente ce ne sono ancora tanti.
E allora il Veneto punta sulla fascia pedemontana che parte da Verona, percorre la Lessinia, abbraccia tutta la parte nord della provincia di Vicenza e tutta quella di Treviso. Colline dolci, bei borghi e tanto tanto vigneto. Perché stiamo parlando delle terre di Soave, Gambellara, Breganze, Montello e Valdobbiadene. In mezzo ci mettiamo perle come Marostica, Bassano e Asolo. Le Ville palladiane e una fitta rete di musei.
Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per far sprofondare d’invidia Borgogna e Castelli della Loira messi insieme, se solo si riuscisse a superare una volta per tutte la logica dei campanili. Come? ad esempio creando un’unica Strada del Vino del Veneto che partendo dal lago di Garda arrivi fino a Conegliano. Un sogno? Eppure non sono più di 170 kilometri, tanti quanti la Route des Vins d’Alsace. Che funziona benissimo e richiamo milioni di visitatori ogni anno.